Come migliorare la tenuta dell’involucro edilizio? Quali sono gli interventi necessari per garantire un’abitazione più salubre e confortevole?
La tenuta all’aria rappresenta in quest’ottica una strategia importante in grado di impedire il passaggio incontrollato di aria attraverso l’involucro dall’interno verso l’esterno e viceversa.
Con il seguente articolo, noi di Inforedil Accademia abbiamo cercato di sintetizzare il concetto di tenuta all’aria all’interno di una prospettiva normativa e tecnica.
Nel mondo dell’edilizia, oggi più che mai, diventa fondamentale ottimizzare i costi energetici e ambientali, prestando la giusta attenzione anche al comfort.
Ecco che la tenuta all’aria diventa una strategia fondamentale che si lega:
• al comportamento energetico dell’edificio (e quindi ai suoi consumi);
• al controllo dei fenomeni igrotermici degli ambienti interni (e quindi al comfort abitativo);
• al controllo dei dettagli tecnologici dell’involucro (e quindi alla durabilità delle soluzioni adottate).
La tenuta all’aria è una caratteristica molto importante per il controllo delle prestazioni igrotermiche (relative alla misurazione dell’umidità dell’aria ) ed energetiche dell’involucro edilizio, soprattutto se costruito con tecnologia a secco o in legno.
Negli edifici lo strato di tenuta è realizzato mediante l’impiego di schermi e membrane più o meno traspiranti in base alla posizione nella stratigrafia e alle scelte progettuali di realizzazione del pacchetto d’involucro.
Ad oggi esistono regole sul controllo della tenuta all’aria degli edifici solo:
• nell’ambito della progettazione di edifici pubblici (regole nazionali richiamate dai CAM, Criteri ambientali minimi);
• all’interno di alcuni regolamenti locali (regolamenti delle Province autonome di Trento e Bolzano);
• all’interno di alcuni protocolli di sostenibilità (come ad esempio il protocollo Passivhaus).
Per l’edilizia privata invece a livello nazionale non esistono regole obbligatorie in tal senso, nonostante si tratti di una prestazione di rilievo per il comfort e i consumi energetici. Infatti anche quando il legislatore impone lo standard NZeb (Nearly Zero Energy Building descritto dal DM 26/6/2015) per gli edifici di nuova costruzione o assimilati, non sono previste verifiche o controlli sulla tenuta all’aria dell’edificio.
Gli SMT, ovvero schermi e membrane trasparenti sintetiche, sono i materiali utilizzati per la progettazione degli strati di tenuta all’aria e al vento. Per questi prodotti il riferimento normativo è dato dalla UNI EN ISO 11470:2015 “Coperture discontinue. Schermi e membrane traspiranti sintetiche – Definizioni, campo di applicazione e posa in opera”.
Secondo questa norma la classificazione degli SMT può basarsi su quattro parametri:
1. la proprietà di trasmissione al vapore espressa in base allo spessore equivalente d’aria Sd, ovvero lo spessore in metri di uno strato d’aria avente la stessa resistenza al vapore della membrana;
2. la massa areica, ovvero la quantità di massa presente per unità di superfice;
3. la tenuta all’acqua, definita secondo le classi la norma UNI EN IS 13984:2013;
4. la resistenza meccanica, valutata attraverso due prove: una prova di resistenza a trazione longitudinale e una prova da lacerazione da chiodo, eseguite sia in condizioni ottimali (membrana nuova) che di invecchiamento.
Il primo di questi quattro parametri è il più utilizzato per la progettazione igrotermica delle strutture. In base al valore di Sd la norma suggerisce la seguente suddivisione degli SMT:
Il blower door test (BDT), anche noto come test di pressurizzazione, è un metodo di indagine non invasivo per valutare in modo semplice e accurato l’ermeticità e la qualità esecutiva dell’involucro edilizio.
La prova consiste nel creare meccanicamente una differenza di pressione (∆𝑝), positiva o negativa, tra l’interno e l’esterno dell’involucro edilizio attraverso l’immissione o l’estrazione d’aria dall’edificio e misurare la portata d’aria di infiltrazione ( 𝑞 ) necessaria per garantire tale differenza di pressione.
Gli strumenti necessari per svolgere il test sono:
• un manometro e un flussimetro, rispettivamente per la misura della pressione e della portata d’aria;
• un ventilatore da utilizzare come impianto di pressurizzazione o depressurizzazione;
• un telaio ermetico in grado di ospitare la strumentazione da posizionare su un’apertura a contatto con l’esterno, ad esempio la porta d’accesso o una portafinestra esterna;
• un datalogger o un computer per la registrazione dei dati.
La norma UNI EN ISO 9972 inoltre distingue tra tre differenti metodi per eseguire una prova e in base a questi indica le modalità di gestione delle aperture dell’involucro per eseguire il test.
I metodi descritti sono:
• Metodo 1 – Test dell’edificio in uso: per valutare il sistema edificio-impianto nelle effettive condizioni d’uso e pertanto può essere effettuato solo a opera conclusa, spegnendo tutti i possibili impianti presenti e sigillando tutte le aperture sia dell’involucro che degli impianti stessi (compresi eventuali sifoni o simili);
• Metodo 2 – Test dell’involucro: per valutare la permeabilità all’aria del solo involucro edilizio, può essere effettuato sia in fase di realizzazione d’opera che a fine lavori, anche in questo caso è necessario provvedere alla chiusura e alla sigillatura di impianti e aperture generiche;
• Metodo 3 – Test per protocolli specifici: per rispondere a uno scopo specifico di analisi secondo protocolli particolari, la preparazione della prova viene progettata in relazione al tipo di indagine.
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Fonte articolo: Anit
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